Leggende di Natale - Associazione «L’AIRONE: tra voli di poesia»

Logo aironepoesia
Vai ai contenuti

Leggende di Natale

Tematiche



Leggende di Natale




La  leggenda delle Campane di Natale

I pastori si affollarono a Betlemme mentre viaggiavano per incontrare il neonato re.
Un piccolo bimbo cieco sedeva sul lato della strada maestra e, sentendo l'annuncio degli angeli, pregò i passanti di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno aveva tempo per lui. Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame. Pensò: "Forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove è nato Gesù bambino!" e seguì la campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoia dove giaceva il neonato Gesù.


Le leggende del Pettirosso

Un piccolo uccellino marrone divideva la stalla a Betlemme con Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù.
Una notte, mentre la Sacra famiglia dormiva, notò che il fuoco si stava spegnendo. Così volò giù verso le braci e mantenne il fuoco vivo con il movimento delle sue ali per tutta la notte, per tenere al caldo Gesù bambino. Il piccolo cuore del pettirosso si gonfiò di orgoglio e di felicità quando il bambino Gesù sorrise sentendosi avvolto dal calore. Al mattino, era stato premiato con un bel petto rosso brillante. Da allora il petto del pettirosso è rimasto rosso, come segno della sua devozione e amore per il bambino di Betlemme.

Mamma uccellino, come ogni giorno, lasciò nel nido i suoi piccoli per andare a procurare loro il cibo. Mentre era in volo, vide sulla cima di un monte tre croci e tanta gente. Curiosa, si avvicinò e sulla croce centrale vide inchiodato un uomo con una corona di spine in testa: era Gesù.
Fu presa da tristezza nel vedere tanta cattiveria e cercò il modo di alleviare una sofferenza così grande. Si posò allora vicino alla testa di Gesù e col becco cercò di staccare la spina più grande. Ci riuscì, ma il suo petto si macchiò di sangue. Tornata al nido, raccontò ai figli la triste visione e, mentre li abbracciava, macchiò di rosso anche il loro petto.
Da quel giorno in poi, quegli uccellini si chiamano "pettirosso", in ricordo del gesto generoso di quella mamma.


Le leggende dell'Agrifoglio

Un piccolo orfanello viveva presso alcuni pastori quando gli angeli araldi apparvero annunciando la lieta novella della nascita di Cristo.
Sulla via di Betlemme, il bimbo intrecciò una corona di rami d'alloro per il neonato re. Ma quando la pose davanti a Gesù, la corona gli sembrò così indegna che il pastorello si vergognò del suo dono e cominciò a piangere. Allora Gesù Bambino toccò la corona, fece in modo che le sue foglie brillassero di un verde intenso e cambiò le lacrime dell'orfanello in bacche rosse.




L’agrifoglio deve la sua nobiltà ai servizi resi alla Santa Famiglia.
Per sfuggire alla collera di Erode, pronto a massacrare tutti i maschietti di meno di due anni, Giuseppe, Maria e Gesù furono costretti a fuggire in Egitto. Miracoli di ogni genere li accompagnarono lungo il cammino. Si dice che la santa famiglia camminasse sotto scorta di leoni, lupi e leopardi. Per dissetarsi e nutrirsi, le palme s’inchinavano per offrire i lori frutti. Quando i soldati di Erode si avvicinarono, anche l’agrifoglio fece la sua parte. Maria, Giuseppe e Gesù si nascosero sotto i suoi rami. Per riconoscimento Maria lo benedì e decise che l’agrifoglio sarebbe rimasto sempre verde, un simbolo d’immortalità.



La leggenda della Corona di Natale

È un elemento essenziale della preparazione del Natale nei paesi germanici e scandinavi, dove non c'è casa, chiesa o luogo pubblico dove non faccia mostra di sé. È una corona di benvenuto o buon augurio e deriva da un'antica tradizione pre-cristiana: nell'antichità era usanza intrecciare una corona di foglie sempreverdi che rappresentava la speranza di una rinascita e tale simbologia è proseguita nei secoli fino a diffondersi tra i popoli cristiani e a concretizzarsi in una corona di rami di abete ornata da quattro candele, simboleggianti le quattro settimane che precedono il Natale, il periodo dell'Avvento, appunto.
Le candele, che la tradizione vuole di colore viola, vengono accese una ogni domenica di Avvento fino alla sera di Natale, quando le quattro candele accese evocano il risorgere della luce.
Ogni candela ha un significato: la candela di Betlemme, quella dei pastori, quella dei profeti e quella degli angeli.



La leggenda della Rosa di Natale

La figlia piccola di un pastore era intenta ad accudire il gregge del padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri pastori che camminavano speditamente verso la città. Si avvicinò e chiese loro dove andavano. I pastori risposero che quella notte era nato il bambino Gesù e che stavano andando a rendergli omaggio portandogli dei doni. La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo. I pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo. Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione. Quando abbassò gli occhi si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore rosa pallido. Felice, si alzò, le raccolse e partì subito verso la città. Regalò il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato. Da allora, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce questo tipo di rosa per ricordare al mondo intero del semplice regalo fatto con amore dalla giovane figlia del pastore.


La leggenda delle Palline di Natale

Un artista di strada molto povero si trovava a Betlemme nei giorni seguenti la nascita del Bambino Gesù.
Voleva andare a salutarlo ma non aveva nemmeno un dono da portargli. Dopo qualche esitazione decise di recarsi alla grotta e di andarlo a trovare. Gli venne in mente un’idea: fece quello che gli riusciva meglio, il giocoliere, e fece ridere il piccolo bambino.
Da quel giorno per ricordarci delle risate di Gesù Bambino si appendono delle palline colorate all’albero di Natale.



La leggenda dell'Abete di Natale

In un piccolo villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di legno da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata. Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare. Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino. La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la pianta aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.
In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno. Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.


La leggenda del Vischio

C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico. Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno. Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: “Fratello",  gli gridarono  "non vieni?” Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero. Ma dove andavano? Si mosse un po’ curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco. Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s’inginocchiò insieme agli altri. “Signore",  esclamò  "ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.” E cominciò a piangere. Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio.


La leggenda del Bastoncino di Zucchero

Il bastoncino di zucchero è stato a lungo un simbolo del Natale, con il suo gusto di menta. Perché i bastoncini di zucchero sono bianchi a strisce rosse? La tradizione vuole che fossero inventati da un dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce che ricordasse Gesù alle persone. Ecco cosa rappresenta il bastoncino di zucchero: è fatto di caramello solido perché Gesù è la solida roccia su cui sono costruite le nostre vite (Matteo 16:18) (1Tessalonicesi 5:24). Al caramello diede la forma di una "J" per Jesus (Gesù in inglese) (Atti 4:12), mentre per altri è la forma di un bastone da pastore, perché Gesù è il nostro pastore (Giovanni 10:11). I colori sono stati scelti anche per rappresentare l'importanza di Gesù: il bianco per la purezza e l'assenza di peccato in Gesù (Ebrei 4:15), e la larga striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo (Giovanni 19:34-35). Le tre strisce rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle frustate del soldato romano (Isaia 53:5). Il sapore del bastoncino è di menta piperita che è simile all'issopo, pianta aromatica della famiglia della menta usato nel Vecchio Testamento per purificare e sacrificare.


La leggenda della Stella di Natale

A Città del Messico, viveva una povera bambina di nome Ines. La sera della vigilia di Natale voleva portare un fiore a Gesù Bambino ma non aveva i soldi per acquistarlo. Girò per strada senza sapere cosa fare, poi decise di raccogliere dei rametti da un cespuglio visto per caso tra i ruderi di una chiesa. Dopo averli raccolti pensò di abbellire le frasche con l'unica cosa bella che possedeva: un fiocco rosso per capelli. Arrivò alla chiesa che ormai era buio e Ines pensò di non trovarci nessuno. Una volta davanti a Gesù Bambino, depose il suo mazzolino. Subito dopo averlo messo vicino alla statua, sentì dietro di sé delle voci: erano delle persone stupite ed incuriosite dal bellissimo fiore di Ines; così le chiesero dove avesse trovato un fiore così splendido. Ines si voltò verso il suo mazzolino e, incredula, vide che le foglie verdi del cespuglio si erano colorate di rosso e le bacche color oro al centro avevano preso la forma di un cuore. Ines tornò a casa felice pensando che a Gesù fosse piaciuto il suo dono perché lo aveva trasformato nel fiore più bello del Messico: la Stella di Natale.
Altra variante:
In un piccolo villaggio messicano viveva una bambina di nome Altea. Giunse la notte di Natale e tutti andarono in chiesa con un piccolo dono per Gesù. Solo Altea rimase a casa perché non aveva nulla da donargli, quando all'improvviso le apparve un Angelo. "Perché sei così triste?" chiese l'Angelo alla bambina. "Perché non ho nulla da portare a Gesù!" rispose Altea. Allora l'angelo le disse: "Tu hai una cosa molto importante da donare a Gesù: il tuo amore. Raccogli le frasche che crescono ai bordi della strada e portale in chiesa. Vedrai, il tuo dono sarà il più bello di tutti". Altea fece come le aveva detto l'Angelo, andò in chiesa e depose un mazzo di frasche davanti all'altare. Mentre la bambina pregava le frasche si trasformarono in una pianta meravigliosa con foglie verdi e rosse: era nata la Stella di Natale.
Torna ai contenuti