Festa del Papà - Associazione «L’AIRONE: tra voli di poesia»

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Festa del Papà

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19 Marzo Festa del Papà
La festa dedicata al Papà, come anche altre, viene dagli Stati Uniti. Fu celebrata per la prima volta nei primi anni del ‘900. Nei paesi anglosassoni questa festa non è legata al alcun santo e si svolge la terza Domenica del mese di Giugno.
Agli inizi, anche in Italia, veniva festeggiata a giugno, dal 1968 è stata legata alla festività di San Giuseppe, padre putativo di Gesù Bambino, presentato dalla religione cattolica come il padre generoso per eccellenza, premuroso e corretto.
San Giuseppe è il Santo protettore dei falegnami, degli orfani, delle giovani nubili e dei più sfortunati. In accordo con ciò, in alcune zone della Sicilia, il 19 marzo è consuetudine invitare i poveri a pranzo.
La tradizione vuole che, specie un tempo, il banchetto venisse allestito in chiesa e, mentre un sacerdote predicava per nove volte tante quante erano le portate, altri due sacerdoti servissero i poveri banchettanti.
In principio la festa del papà era festa nazionale, successivamente è stata abrogata anche se continua ad essere un’occasione per le famiglie, e sopratutto per i bambini, di festeggiare i loro padri con regali e pensieri di riconoscenza. Un’occasione per esprimere affetto e stima nei confronti del proprio genitore.

festa del papà
festa del papà
In altre aree la festa coincide con la festa di fine inverno: come riti propiziatori, si brucia l'incolto sui campi da lavorare e sulle piazze si accendono falò da superare con un balzo. In alcuni regioni dell'Italia centro-meridionale, il dolce per questa festa è la zeppola (o zeppolella se in versione mignon); il dolce ha origini antico romane: accompagnava la festività dei Liberalia, che si teneva nello stesso periodo dell'anno; sono realizzate con pasta simile ai bignè; di forma schiacciata, possono essere fritte o al forno; al di sopra viene posta di norma crema pasticcera e marmellata di amarene.
Il simbolo di questa festa sono le rose: rosse se il genitore è ancora in vita e bianche in caso opposto.

TRA FILE DI MATTONI (a mio padre)
Mi piaceva guardarti,
spiarti nascosta
nella penombra,
tra file di mattoni:

In controluce mi apparivi:
possente la figura,
pelle arida di sole,
il viso assorto,
impegnato
nell’operare amato;

Ti osservavo così
e m’ incuriosiva
quel copricapo
inventato al momento,
come una barca rovesciata,
fatto con carta impolverata
di cemento;

Sorrideva il tuo volto
mentre fischiettavi
soddisfatto d’innalzare
quel muro di sogni
nel chiarore del
cortile assolato;

Sembravano parlarsi
le tue mani esperte
felici di creare insieme
quasi danzando
con malta e cazzuola
in un accordo appassionato;

Ma... diventava religioso
il mio silenzio quando,
nella calura del cantiere,
si bagnava la tua fronte
di sudore
ed io avrei asciugato
con pudore
quelle gocce, lievito d’amore,
pane , alla nostra mensa,
fragrante d’onestà.

Nadia

FESTA DEL PAPA'
Poche parole e grandi silenzi,
Mi mancano.
Ti chiamavo "l'orso"
sempre presente nella tua tana,
una stanza stracolma di libri,
tutti letti, tutti studiati, tutti amati.

Non avevi tempo per le parole...
ma i tuoi occhi buoni parlavano per te.

Per i tuoi figli e nipoti
vi leggevo l'orgoglio,
la gioia di una visita,
l'amore in una carezza,
ed una burla sempre mascherata
dalla tua autorità.

Ora nella tua stanza
una lunga e calma insonnia
regna tra i tuoi libri.

Maria Teresa

L'ARPEGGIO
L’incedere stanco
nel malinconico strascicare di membra
adulte e rassegnate
ma lo sguardo ancora lontano
chiaro e vivace il baluginio
nei tuoi occhi
e nel  dolce  sorriso.....
non sapevo
non sapevi
che dall’eterna collina,
lassù
nell’arpeggiare  melodioso
del soffio del vento fra le stelle
e i tuoi capelli,
avresti udito ancora
il tuo pensiero
fra noi.

Eleonora

SGÀLMARE DE PAN
T’ó visto,
co i óci de ci scolta,
caminar scaesagne brustolà
ne i ciari bianchi de l’istà,
con le to sgàlmare de pan,
ne l’arfio lustro de un miraio
inmagar le slóte arse
e somenar el campo de coraio

T’ò sentio,
ne’l migrar del vento,
navegar canai dai longhi viai
sóra onde ingrespà da le staion,
co le to sgalmare de pan,
drito al timon del to batelo
solcar le aque de la vita
e impontelar de stéle ‘l nostro célo

T’ò caressà,
vegna de raisa vècia,
fin a l’oridel che sfilàa ia i to giórni
portandote distante da i me brassi;
ma, ne l’ombria longa de la sera
ancora scolto del to caminar e,
drento l’anema, lighè dal to passaio
resta le urme, de le to sgalmare de pan

MariaRosa

TRADUZIONE:
Zoccoli di pane
Ti ho visto, con gli occhi di ascolta, camminare sentieri torridi nei lumi bianchi dell’estate, con i tuoi zoccoli di pane, nel respiro lindo di un miraggio, stregare le zolle arse e seminare il campo di coraggio Ti ho sentito, nel migrare del vento, navigare canali dai lunghi viaggi su onde increspate di stagioni, con i tuoi zoccoli di pane, leale al timone del tuo battello solcare le acque della vita e puntellare di stelle il nostro cielo Ti ho accarezzato, vigna di radice vecchia, fino all’orlo che sfilava via i tuoi giorni portandoti lontano dai miei abbracci; ma, nell’ombra lunga della sera ancora ascolto del tuo camminare e, dentro l’anima, legate dal tuo passaggio rimangono le orme dei tuoi zoccoli di pane.

LE TO MANE
Le conta storie de vita,
le to mane,
le parla fra i solchi
del tempo,
i è spejo al profilo sliso
de i  ricordi.

Mane che à missià
el color garbo dei sogni,
mane che à postà
le ale bianche al cor
par poder pituràr nel cel
col penèl grande de l’amor.

Mane che à sgarufà
i nostri rizoli  butini,
mane che savèa da pan
sora ’na tola
che profumàa de fole.

Mane che à strucà
‘nde un pugno la sapienza,
mane che à sgrafà
memorie  ferie de guere,
mane che s’à alzà
sora altari de onestà.

I è le to mane, papà,  
’ndo ,forse, t’è stofegà anca ti,
con le làgrime, i rimpianti,
le lote, le fadighe,
i dolori, le batalie perse.

I è mane che à savùo
ligar insieme
fili de fede e de speranza
par poder ‘nsegnarne,
sempre,par la vita ,
la strada de la pace.

Nadia

DU LIBRETI LA TO VITA
L’è come vegnesse a catarte,
verzo i to libri
e ti, co’ la to pasienza de professor,
te me parli:

Te me conti de la grandeza del cor de le none
de la casa dove te si cressù
de la tera, de la val, del Menago,
del to paese tanto amà.

Ne le to righe
ghè i oci sgranè e maraveiè de un butin
ghè el dolor soportà a denti streti
ghè malinconia par orizonti distanti.

Quando te me conti de la mama
e de noaltri fioi
te si un po’ su le tue
ma apena te pensi a i neodi,
la to pena no la se ferma
e l’orgoglio te lo inacanali
in longhi versi d’amor.

Du libreti, la to vita
dove i to ricordi
i se mescola coi mii.

Maria Teresa

DAL CAMÌN
Na stèla de legno impizà
pian, pian se consumava
ricamando fregole
sul vecio camìn.

E ti bupà, ne la carega carolà
te sponsài e, con devozion,
la pipa te fumài ...
e intanto el fumo
el te fasèa lagrimar i oci.

E mi.....
sentà sul careghìn de paia
guardàa la maraveja
dei zughi piassè
grandi dei mè ani.

I era longhe le sere
e la testa sui tò zenoci
postava
fin che la tò man
ruvida de cali
i cavèi mè sgarufava.

Ancora dindola i ricordi
e me scalda la to careza,
come alora,
davanti a ‘na soca
che se consuma.

Graziella

festa del papà
A TE... PAPA'
Anno dopo anno vedo il tuo viso,
le tue mani cambiare
se le guardo ancora ricordo
quando mi tenevi in braccio,
io mi sentivo così sicura,
protetta, quasi intoccabile.

Poi pian piano il nostro rapporto
è cambiato mentre cercavo di farmi spazio
in un mondo che non era come lo immaginavo.

Quante ne hai passate per non farmi sbagliare,
per risparmiarmi una delusione,
o per evitare di sentirmi piangere,
Papà.

Quante ore insonni a parlare con me,
e quanta fatica hai fatto
per fare di me una persona migliore.

Ma ora che sono cresciuta,
che inizio a sentire il profumo della vita
c'è solo una cosa che voglio dirti…
Grazie…
Grazie per essere stato vicino
ad un adolescente un po' difficile da comprendere
e ora orgogliosa di essere quello che è diventata
anche grazie a te:
una Donna.

Anna

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